Perché è appassionata della sperimentazione in musica?

Perché la sperimentazione apre la testa, in tutte le cose, dalla scienza all’arte, senza sperimentare nuove vie vivremmo ancora nelle caverne e non avremmo trovato il fuoco e la ruota. Anche l’arte, che poi è l’espressione della società, deve muoversi in sintonia con i tempi, altrimenti saremmo ancora al minuetto. Il ‘900 però è stato un secolo piuttosto complicato perché la tecnologia, le comunicazioni e la società in generale si sono trasformate a velocità supersonica, con la conseguenza di sviluppare più linguaggi, più realtà espressive e musicali parallele: la canzone, il jazz, il rock, l’improvvisazione, l’elettronica, la contemporanea. In più rimaneva la grande eredità della musica classica, che è stata la voce dominante della cultura europea dal Medioevo al Novecento: potevamo forse buttarla alle ortiche in nome della modernità? Direi di no… ecco perché per me sperimentare oggi significa collegare nuovo e tradizione, guardare al nuovo ma con la conoscenza della grande eredità che abbiamo. Infatti, mai ci verrebbe in mente di demolire la chiesa di San Marco perché “è vecchia”, e così nella musica, per me, andare avanti significa anche riallacciarsi alla musica classica ma collegandola alle forme attuali.

Che cosa pensa dei talent show?

Non bene, servono più ai conduttori per mantenersi sulla cresta dell’onda che a chi si presenta. Danno la visione irrealistica che vincendo uno sia arrivato o pronto; ma non è così. L’artista si crea un po’ alla volta, con tanto lavoro ed esperienza e soprattutto con una solida base professionale alle spalle, per cui è in grado di riciclarsi anche nei periodi difficili, che ci sono in tutte le carriere lunghe. I talent vanno presi al massimo come mezzo pubblicitario per aiutarti a farti conoscere, ma devi avere già l’idea chiara che è la preparazione e il professionismo che ti farà durare. Altrimenti sei solo usato dai conduttori per i loro scopi, diventi un “usa e getta!”

Quanto valgono i rapporti umani nella professione artistica?

Moltissimo!!! Direi che un gruppo musicale è un po’ come la tua famiglia e i rapporti possono durare per anni. Questo anche nel concertismo classico, quando si crea una formazione da camera, ad esempio, ci si sente molto legati, in sintonia. Ma è bello anche avere rapporti con artisti che fanno cose diverse dalle proprie, perché spesso ci si stima, ci si capisce, ci si segue. Credo che il mondo dei musicisti sia un ambiente tra i più umani e affettuosi, dove ciò che più conta è il rispetto per la qualità.

Qual è il suo rapporto con il pubblico?

Bello, ho sempre avuto un rapporto facile, comunicativo col pubblico, le persone poi ti trasmettono le emozioni che provano e viene a crearsi una specie di “circuito elettrico” carico di energia positiva.

La cultura in Italia: come promuoverla?

La cultura e le arti sono il vero patrimonio dell’Italia. Bisogna prenderne coscienza con chiarezza e averne cura, come si conserva qualcosa di grande valore. Promuoverla è necessario per far fruttare le nostre meraviglie sul piano di un ritorno sia di immagine sia economico sia turistico. I mezzi possono essere moltissimi, tutti quelli usati dal marketing: promuovere filmati, documentari illustrativi, percorsi turistici culturali, pubblicazioni, insomma tutto ciò che possa mettere in luce l’enorme eredità artistica sia architettonica, che pittorica che musicale che abbiamo. L’Italia è un mito mondiale per la cultura: siamo noi che non ce ne rendiamo conto appieno e facciamo poco per tenere vivo questo primato. Faccio un esempio: qual è il quadro più famoso del Louvre? Beh… la Gioconda! E noi che siamo la terra di Leonardo da Vinci che marketing siamo riusciti a sviluppare su di lui?

Quali sono i suoi progetti futuri?

Scrivere un libro, una specie di biografia, non tanto centrata su di me, ma su tutti i mondi musicali che ho avuto il privilegio di incontrare: grandi artisti dell’Opera e grandi direttori, il mondo dell’avanguardia musicale con compositori ormai entrati nella storia, il mondo della musica progressive con tutta la vivacità creativa dei gruppi storici del Prog, ma anche il mondo del teatro sperimentale. Insomma l’affresco di anni “ruggenti” che vanno dagli anni 70 agli anni 90 soprattutto.

Qual è il suo colore preferito e perché?

Le tonalità dall’azzurro turchese al verde acqua, al verde smeraldo, vale a dire colori che mi ricordano il mare, il cielo, gli alberi, insomma la vita.